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Qualcuno di voi conosce il “paradosso di Schrödinger” ?
«Si possono anche costruire casi del tutto burleschi. Si rinchiuda un gatto in una scatola d’acciaio insieme alla seguente macchina infernale (che occorre proteggere dalla possibilità d’essere afferrata direttamente dal gatto): in un contatore Geiger si trova una minuscola porzione di sostanza radioattiva, così poca che nel corso di un’ora forse uno dei suoi atomi si disintegrerà, ma anche, in modo parimenti probabile, nessuno; se l’evento si verifica il contatore lo segnala e aziona un relais di un martelletto che rompe una fiala con del cianuro. Dopo avere lasciato indisturbato questo intero sistema per un’ora, si direbbe che il gatto è ancora vivo se nel frattempo nessun atomo si fosse disintegrato, mentre la prima disintegrazione atomica lo avrebbe avvelenato. La funzione dell’intero sistema porta ad affermare che in essa il gatto vivo e il gatto morto non sono degli stati puri, ma miscelati con uguale peso.»

Quindi il nostro caro amico Schrödinger nel 1935 effettua un esperimento mentale, con lo scopo di illustrare come la meccanica quantistica fornisca risultati paradossali se applicata ad un sistema fisico macroscopico. Andando decisamente contro il senso comune…

Il concetto potrebbe sembrare decisamente complesso, concordo con voi, ma pur non essendo ne un fisico ne uno scienziato posso comunque azzardarmi a proporre una sorta di metafora tra tale paradosso e quello che rappresenta l’advertising online in tutte le sue manifestazioni pratiche.

Mi ritrovo spesso nella situazione in cui creo campagne pubblicitarie online per miei clienti che hanno la necessità di far conoscere il prima possibile il loro brand al mondo la fuori.
Nella maggior parte dei casi però mi devo scontrare con quelle che sono le aspettative immediate degli stessi clienti, che il più delle volte hanno la pressante pretesa di ottenere subito risultati concreti come contatti (leads) ottenuti da compilazione di moduli online oppure semplicemente riscontri positivi su traffico da sito web aziendale.
Vagli a spiegare che non funziona esattamente così o che per lo meno dovrebbe funzionare in modo completamente diverso dal punto di vista del rapporto tempo/risultati.

Ecco perché la metafora del paradosso di Schrödinger trovo sia assolutamente calzante a quelle che sono certe logiche.
Ci si trova quindi a doversi confrontare con qualcosa che è lanciato nell’immediato nel web e che è quindi vivo a tutti gli effetti, che dovrebbe nel breve dare i suoi frutti.
In contrapposizione esiste nello stesso istante invece qualcosa che è fissato in una sorta di limbo teorico, come se fosse in bilico tra vita e morte, un ipotetico risultato che tarda e stenta a materializzarsi. Praticamente quel periodo in cui non succede nulla alla nostra campagna pubblicitaria e non arrivano effettivamente contatti o interazioni degne di nota.

Io lo chiamo “periodo di incubazione“. Quel naturale stato di fatto di una campagna pubblicitaria online nel quale ogni sistema e ogni logica matematica (perchè è di questo che sono fatti i vari Facebook Ads o Google Ads) accumulano dati necessari a comprendere e a calcolare poi successivamente una soluzione adeguata.
E’ il motivo principale per il quale ad esempio quando lanciate uno spot su Facebook o un annuncio su Google, inizialmente non si hanno mai più di tanti riscontri immediati. Fateci caso perchè è quasi sempre così.

Dobbiamo imparare a ragionare sulla “long tail” non più sul breve periodo. Perchè l’advertising online funziona così. Non ti da nulla subito, ma ti da la possibilità di ottenere qualcosa dopo.
C’è sempre quel lasso di tempo in cui tutto sembra tacere, tutto sembra non funzionare. Ecco, cari imprenditori, quello è il periodo perfetto per fare analisi, per raccogliere informazioni, per tarare e direzionare meglio tutta la nostra strategia e il nostro sistema. Per poi ritrovarsi dopo qualche mese ad avere un advertising collaudato e ben strutturato e solido.

Ai miei clienti non propongo mai campagne online inferiori ai 3 mesi. Mai.
Non perché io sia folle o perché abbia chissà quale intenzione di lucro facile, ma perché tengo alla soddisfazione di chi investe il proprio denaro e perché so che un sistema può perfezionarsi e viaggiare al massimo solo se settato nel lungo periodo e non nell’immediato.

L’advertising è come un paradosso, proprio quando abbiamo la saggezza di comprenderlo appieno e di sfruttarlo a nostro favore nel modo migliore possibile, senza fretta e senza troppo impeto e ansia da prestazione.

Usciti da tale paradosso, la fisica, la psicologia, il marketing, ogni scienza si concede il lusso di offrire risultati e riflessioni sempre degne di nota.
Il segreto è la pazienza, l’esperienza, la logica professionale applicata ad un tempo dilatato e ben misurato.