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Nell’era in cui tutto è “freddo” e “asettico”, ci si dovrebbe chiedere se la propria attività abbia o meno bisogno di un carattere distintivo o meno, se sia necessario sfruttare la propria immagine (come titolare d’azienda) oppure rimanere nell’ombra e portare avanti un concetto di impresa molto più formale e distaccato.

Esistono attività con più di 30-40-50 dipendenti. Società solide che hanno un proprio nome, un proprio brand riconoscibile, che non hanno alcun bisogno di mettere in luce un elemento della struttura piuttosto che un altro, per il semplice motivo che rappresentano un insieme di individui che tutti assieme sono una cosa sola.
Società che nel tempo ottengono enormi risultati, vuoi per la fama, vuoi per la loro storicità, vuoi per il loro carisma e la loro potenza strutturale di base.
In tal caso il successo prescinde assolutamente dall’identità singola. In certi casi l’identità è data dal gruppo e il gruppo non ha bisogno di “primi attori”.

Ma ci sono molti casi, nella storia del nostro stesso paese ad esempio, in cui anche grandi brand hanno scelto di mettere in campo il volto e il nome del proprio titolare, soprattutto in ambito di comunicazione e marketing in generale.
Provate a pensare al Sig. Giovanni Rana, tanto per fare un esempio, la cui azienda vende pasta e ravioli da una vita. Lui ha deciso di metterci la faccia e di esporsi in prima persona difronte al pubblico di potenziali acquirenti dei suoi prodotti. Un rischio, vero, ma in quanto tale ha portato il brand ad avere maggior successo nel corso degli anni. Ha innescato a livello psicologico negli acquirenti una sensazione di fiducia, di familiarità, di esperienza, che lo hanno portato a vendere non solo pasta ma anche emozioni.

Ovviamente esistono altrettanti casi di brand nati dal nulla e divenuti famosi. Sia in Italia che all’estero.
Ma il processo di ideazione, diffusione e assimilazione da parte dei clienti non è certo semplice.
Il prodotto/servizio deve essere di qualità, deve avere di suo un’impronta assolutamente differenziante, deve consentire a chi lo introduce nel mercato di avere un’anima indipendente dal nome.
Dopodichè, una volta assimilato il brand dal pubblico grazie alla potenza dei propri prodotti/servizi, è il nome stesso che viene ricordato ed eretto a leader del mercato.

La difficoltà non è tanto nel realizzare qualcosa di buono e qualitativamente rilevante da poter vendere. La difficoltà è tutta nel fatto di far capire agli altri tale valore.
Una volta scattato tale paradigma nella testa degli acquirenti, il gioco è fatto. A meno che non si commettano madornali errori durante il tragitto.

Ecco perchè, sopratutto se si ragiona in termini di brand a livello provinciale/cittadino, su attività di piccoli/medi artigiani specializzati in vari settori, su attività di consulenza diretta, sarà indispensabile arrivare il prima possibile all’attenzione di coloro che sono i nostri potenziali clienti.
Imporre un brand “classico” prevede un percorso molto più tortuoso in questi casi.
Imporre un brand “personale”, con il proprio nome e cognome, ruolo, tipo di attività e “mettendoci la faccia” spesso è una metodologia più performante e coinvolgente.

Le persone hanno bisogno di fidarsi di qualcuno. Hanno l’estrema necessità di spendere il giusto e di ottenere qualità in cambio.
Spesso esistono figure professionali di estremo valore che non si sanno vendere nel modo corretto e perdono migliaia di clienti durante il cammino.
Spesso esistono invece figure professionali di mediocre qualità che raggiungono risultati enormi solo mettendo in pratica azioni e sistemi strutturati ed efficaci, anche grazie ad una strategia molto informale, diretta, quasi da “vicino di casa”.

Io stesso, con la mia figura professionale, ho creato un personal brand in fin dei conti. Mi sto vendendo come un consulente specializzato in un certo settore.
Altri come me si possono vendere come esperti nei loro settori di appartenenza ed innestarsi nella mente delle persone come  consulenti e venditori di fiducia, autorevoli, validi, sui quali fare affidamento e ai quali chiedere per lo meno un preventivo o delle informazioni iniziali.

L’equazione matematica è la seguente: individuano il tuo volto. Lo vedono più volte online e offline. Diventi autorevole. Ti contattano.

Certo non è tutto oro quello che luccica, ovvio.
Ma esistono casi certificati di miei clienti che con questa strategia hanno ottenuto più risultati in qualche mese che in anni interi di attività!

Indispensabile quindi analizzare sempre la situazione iniziale per capire in che direzione andare.
Puntare sul proprio nome e sulla propria immagine oppure costruire una struttura fondata su un nome inventato che dovrà acquistare anch’esso credibilità?

Se avete dubbi come questo o se ancora non ci avevate pensato, magari in merito ad un vostro progetto o alla vostra attività attuale, contattatemi pure per informazioni:
www.cristianpedrani.it
Vi darò una mano a chiarire tutto quanto e a dare risposte ai vostri dubbi.

A presto cari imprenditori!