Non è mia prassi scrivere di ciò che non riguarda il mio lavoro o il mio settore, ma ci sono momenti in cui è anche giusto analizzare gli avvenimenti anche da un punto di vista strettamente collegato a ciò che fa parte di una determinata tipologia di business.
Chi più e chi meno, sa che il mondo dell’informazione è enorme, esistono tantissimi tipi di info business e innumerevoli portatori di tale business, che non sono altro che veicolo e strumento attivo.
L’informazione stessa ai tempi attuali è valutata come l’oro e chi ha le informazioni giuste solitamente domina il mercato. Chi ha quelle sbagliate, quelle per nulla veritiere o incomplete rimane in seconda fila o addirittura viene tagliato fuori.
Ovviamente sto parlando di informazioni legate per lo più al settore marketing che poi di conseguenza traina tutti gli altri, grazie alla persuasione, alle parole, ai pensieri.
Il mondo dell’informazione a mio avviso però ha anche molti lati oscuri.
Esiste l’informazione che inganna, quella che fa compiere azioni del tutto sbagliate, quella “fuffa” che fornisce input a chi la segue che sono assolutamente errati, quella legata al controllo psicologico delle masse. L’informazione giornalistica è una di queste. Una serie di informazioni, se pur vere in alcuni casi, che piovono a dirotto nella mente delle persone e che cambiano modi di pensare, di agire, di comportarsi.
Il Coronavirus ci ha e ci sta soprattutto ora cambiando il modo di vivere, di affrontare la vita di tutti i giorni da quando ci svegliamo a quando ci addormentiamo. Sta cambiando radicalmente il nostro modo di esistere. Ci stiamo ritrovando tutti quanto in un mondo che non sembra neppure più reale. Una sorta di brutto sogno o di film di serie B che spesso si vedono alla tv con il sorriso e l’ironia.
I media, i giornali e le tv hanno messo in atto un martellamento ossessivo compulsivo su tale argomento e su una situazione già di suo ansiogena.
È agli occhi di tutti il fatto che dalla mattina alla sera, su ogni canale televisivo, si parli dello stesso argomento. E che spesso lo si faccia accentuando in maniera quasi morbosa dettagli e lati negativi.
Certo, non sto dicendo che la situazione sia positiva o che dobbiamo tutti quanto andare a farci una bevuta sopra, ma semplicemente è evidente come l’informazione in queste ultime settimane stia perdendo il sopravvento su ogni altra cosa.
Se poi consideriamo che la maggior parte degli italiani sono legati in modo costante allo strumento TV e giornali, allora comprendiamo come sia semplice da parte dei media agire in maniera diretta sulla psicologia delle persone in maniera assolutamente negativa.
Guardate i supermercati presi d’assalto. Sono una delle manifestazioni più assurde legate proprio ad un’informazione totalmente sbagliata.
L’informazione è un business. Con l’informazione si può creare qualsiasi cosa, positiva o negativa che sia. Con l’informazione si può avere il controllo.
Si può creare il panico, si può cercare lo scoop anche dove non c’è pur di fare notizia e di arrivare prima degli altri, si può creare un circolo vizioso che non fa certo del bene alla comunità ma che al contrario la destabilizza e la rende vulnerabile e impaurita.
Sono stato spesso a Singapore in passato, mio padre ci ha lavorato per dieci anni. A Singapore ho potuto toccare con mano un lato della democrazia totalmente opposto.
Una libertà minore a fronte di una sicurezza maggiore. Uno stato con delle regole, con delle regole da rispettare senza se e senza ma. Un luogo in cui baratti la tua totale libertà con una gestione precisa e perfetta della comunità e con una sicurezza assoluta in ogni senso.
A Singapore la notizia più grave che puoi trovare su un quotidiano è: “Un ragazzo ha imbrattato il muro di un edificio ed è stato scoperto!” Si ma… roba da prima pagina per loro!
Il capo dello stato non permette gossip senza senso, fa discorsi e comunica con il paese con canali particolari e non si abbassa al dialogo su programmi tv di terza categoria.
Tutto ha un ordine e una logica, il rispetto delle istituzioni è massimo e ogni legge viene fatta rispettare persino con la forza.
Ora io non dico che sia un modello perfetto da seguire, ma sono dell’idea che qualcosa da loro non sarebbe poi del tutto sbagliato prenderlo ad esempio.
Giorni fa infatti vedo il nostro presidente del consiglio (premetto che sono apolitico) rispondere a delle domande ad una trasmissione su mediaset, con la conduttrice (di cui preferisco non fare il nome) che lo chiama per nome…. Al che rimango basito. Ad un primo impatto penso che sia semplicemente un deep fake, ma poi mi accorgo che è tutto reale. Ma come? Una carica dello stato che si presta a rispondere a delle domande ad una trasmissione di gossip????
Al che mi rendo conto che qualcosa non va. Non tanto nelle azioni dello Stato nel quale ci troviamo che fino ad ora spero siano corrette, ma nella parte puramente comunicativa.
L’informazione, così come quella che sto vedendo, è per il 90% sbagliata!
Un comunicato a reti unificate per esempio darebbe più la sensazione di sicurezza e serietà dell’intervento. Cosa che fanno in altri stati civili in maniera sensata.
Non siete d’accordo con me?
Ecco quindi che l’informazione assume sfaccettature di ogni genere e forma. Dal bombardamento costante televisivo che devasta in primis le masse che ascoltano e che morbose assorbono qualsiasi input da essa gli arrivi alle orecchie, per poi decodificarlo nella mente sotto forma di psicosi collettiva che danneggia tutti quanti, che discrimina, che come un boomerang torna molto più feroce e deletereo.
Un’informazione che gira e dilaga per mezzo di una tecnologia impazzita, tramite i gruppi di whatsapp o tramite i social, dove chiunque si fa porta voce di qualsiasi cosa, dove chiunque condivide news senza neppure verificarne la fonte.
Ecco forse questo è il vero virus che sta attecchendo in ognuno di noi, quello che in maniera più grave sta intaccando il nostro tessuto sociale e il nostro modo di vivere futuro.
L’informazione ha un costo. L’info business ha un costo.
Ogni informazione è sostanzialmente business mascherato in maniera ogni volta totalmente differente. Il sensazionalismo, la vittoria priva di fondamenta, l’esposizione mediatica di qualsiasi cosa accada sono un business.
A danno dei più influenzabili, dei più deboli, dei più malleabili.
Scusatemi se sono uscito dal seminato, se mi sono permesso di esprimere opinioni su un argomento che di per se non mi dovrebbe riguardare in questo ambito professionale.
Ma esistono momenti in cui si deve cercare in qualche modo di far capire quali sono i corretti punti di vista e quali sono i giusti atteggiamenti.
L’informazione fa parte di quello che è il mio lavoro quindi ho trovato importante analizzarla anche da questo punto di vista, con la speranza che da domani molti di voi terranno la tv più spenta possibile e che inizieranno a cercare di vivere ancora come sempre, con un pò più di attenzione ai dettagli, un pò più di consapevolezza verso se stessi e gli altri, impiegando il loro tempo in maniera più costruttiva e cercando di reperire le “vere” informazioni solo da chi ne è accreditato anzichè dai media che dell’informazione fanno un business.
A presto cari imprpenditori!