C’era un inizio. E poi c’è una fine… oppure no?
Come in tutte le vicende, in tutte le storie che si rispettino, c’è sempre quello che gli autori chiamano “Lieto fine“. A meno che non si tratti di una storia horror o drammatica, e allora le cose cambiano radicalmente. Ma un “lieto fine” ha sempre un gusto diverso, soprattutto se raccontato ai bambini che ancora credono nelle favole.
RICORDO L’INIZIO. Nitido. Sfavillante.
In quello che ho letto, nella mia memoria visiva, in una delle mie serie TV preferite “Mad Man” e nei miei pensieri più inconfessabili da pubblicitario nostalgico.
Fior fior di agenzie. Team di grafici pubblicitari entusiasti del loro lavoro, del modo di fare pubblicità, delle prospettive enormi che avevano davanti, in un mondo ancora del tutto inesplorato.
Il capo dei creativi. Il capo degli account. I manager e dirigenti aziendali. Ogni riunione, ogni meeting aveva un sapore di novità, di sfida, di confronto costanti.
Brain Storming da paura! Scornate da paura! Risultati da paura! Per uno spot che poteva dare gloria e lustro ad ogni singolo brand del momento.
E poi c’erano i budget importanti. Spesso enormi. Non si badava a spese.
Il limite spesso non era il denaro. Perchè c’era chi sapeva che quel denaro speso, nella pubblicità fatta come si deve, ne avrebbe poi portato altro.
La lungimiranza era un diamante grezzo. Non c’erano barriere enormi come quelle attuali. C’erano problemi, certamente si. Ma ogni problema era risolto a tavolino ed estrapolato al microscopio, per poi trarne nuova linfa per nuovi acuti creativi, nuove idee, nuovi spunti per il futuro.
Niente computer, niente tecnologia. Solo matita e colori e una bozza meravigliosa, come opera d’arte inestimabile, nata dalla capacità spettacolare del disegnatore.
Racconti di spot e di illuminazioni al cliente, che beato e stupito si godeva le capacità innate di un team di creativi esperti e folli.
Provate ad immaginare come potevano essere le agenzie pubblicitarie degli anni ’60 ’70 ’80….
Io lo faccio spesso e mi perdo in una malinconica invidia, che mi fa desiderare ardentemente la possibilità di trovare da qualche parte una macchina del tempo e poter tornare indietro.
Nella New York del ’68 e far parte di un gruppo di pubblicitari affamati di notorietà e di immaginazione senza limiti. Magari sotto le ali protettive di un esperto capo creativo alla Don Draper, da cui poter imparare e assorbire ogni tecnica, ogni sfumatura, ogni fantastica intuizione.
Oppure nella Milano degli anni ’80, la città della pubblicità e della vita mondana. Al piano più alto di un palazzo in centro. Con le vetrate che guardano verso il Duomo… ed io nel mio ufficio che penso alla prossima campagna pubblicitaria per un prodotto nuovo che dovrà essere venduto in tutto il paese.
È stupendo usare l’immaginazione!
IL PRESENTE. Saturo. Intraducibile.
La crisi degli anni 2000. La pandemia. L’accumularsi di imprese sempre più votate al risparmio piuttosto che all’affermazione.
Una marea enorme che avanza e che non è quasi più possibile fermare e gestire.
Le agenzie pubblicitarie sembrano essere tutte uguali. Ognuno con le stesse idee già viste migliaia di volte. Spot TV, pubblicità online, … roba che si confonde, che intasa sguardi e attenzione.
Non esiste più la Mucca Viola di Seth Godin. Non esistono quasi più i creativi che si mettevano a tavolino per cercare poesia e contenuti importanti in un messaggio pubblicitario di valore.
Ai piani alti, quelli delle agenzie top, forse qualcosa resiste. Ma nel sottobosco, quello delle piccole/medie imprese che vengono gestite ogni giorno alla bene e peggio…. la situazione è piatta.
Pensate alle agenzie che si occupano di piccole/medie imprese.
Facebook è pieno di annunci, di offerte speciali. Il prezzo vince sul prodotto finale. La guerra è al ribasso. La qualità è una rarità assoluta.
La grafica tradizionale è un bosco di erbacce che vorresti sradicare ogni volta che percorri in auto una strada statale tappezzata di cartelloni senza senso ed attrattiva.
L’online è saturo… una giungla senza regole e spesso senza vincitori.
È forse questo l’aspetto che più mi preoccupa e mi fa riflettere. L’assenza di qualità in un settore che sembra aver quasi terminato le frecce al proprio arco.
Gli strumenti sono sempre gli stessi. I mezzi idem.
Quindi cosa fare? Come uscire da questa saturazione enorme?
Vorrei tanto avere la risposta.
Ma mi ronza per la testa solo una vocina che mi ripete in continuazione: devi trovare un’idea che cambi le cose!
Durante il giorno, mentre lavoro. Di notte, quando mi sveglio perchè si interrompe di botto il sonno…
La vita per un creativo non è semplice se il creativo non smette di voler raggiungere sempre qualcosa di meglio e soprattutto di nuovo, innovativo, che cambi le regole del gioco.
Tempo fa mi ha fatto riflettere la potenzialità della “realtà aumentata”.
Mi ci ha fatto pensare mia moglie, con un passato da grafica pubblicitaria e dalla passione ancor viva e nitida verso tutto ciò che è pubblicità.
Perchè non sfruttare i telefonini e non puntare sulla realtà aumentata?
Potrebbe essere una strada attualmente poco percorsa, seppur per nulla carica di significati profondi o di sensazioni degne di particolare nota poetica.
Tutti hanno un cellulare. Quindi caspita dobbiamo sfruttarla più possibile questa cosa!
Le ricerche online e le statistiche di ogni campagna pubblicitaria danno al 70-80% la consultazione da mobile della pubblicità online.… quindi le risposte forse vanno cercate proprio in quella direzione. Oggi più che mai!
Avete ragione. Parlo troppo spesso di “poesia” quando accenno alla pubblicità.
Ma per me la pubblicità deve essere proprio quello! Poesia pura.
Deve fare emozionare. Deve suscitare nostalgia, ilarità, pianto, rabbia… emozioni vive e forti.
Altrimenti che pubblicità è? Si tratterebbe solo di banali parole, di banali immagini, di copia e incolla semplici e fautori di perdite di budget costanti.
Spero che il dopo pandemia possa portare anche notizie positive nel settore in cui vivo ogni giorno, con il quale mi confronto e sul quale picchio spesso la testa…
Non sono mai soddisfatto appieno di ogni risultato e forse è questa la mia qualità migliore che mi porta a voler offrire al cliente il meglio possibile!
Il risultato discreto o sufficiente non è un risultato che mi appartiene.
Il risultato deve essere spettacolare! Altrimenti che pubblicitario sarei?
Mi rendo conto che non può essere sempre così.
Vuoi per i budget risicati, vuoi per i clienti che credono spesso di doverti dire loro come devi e cosa devi fare per la loro pubblicità…. vuoi per la saturazione di cui vi ho parlato fino ad ora, che intasa e rallenta tutte le possibilità e le prospettive.
Ma sono fiducioso.
Anche oggi mi sono svegliato con il pensiero di Don Draper (dalla serie TV di Prime Video “Mad Man”) che si alza dal letto, si affaccia dal balcone del suo attico di New York e guarda la skyline con il pensiero che lo attendono nuove sfide, nuove idee e nuovi confronti stimolanti.
Tutto ciò mi aiuta a sentirmi più vivo, a cercare nuove strade, a non rallentare troppo con il rischio di fermarmi.
E voi, cari imprenditori, cosa ne pensate di questo settore?
Che impressioni e pensieri per il futuro avete?
Ma soprattutto, Mad Man l’avete mai visto??? 🙂
A presto!