Hai presente il film “Ready player One“?
Il protagonista Wade Watts diceva: “Sono nato nel 2025, ma vorrei essere cresciuto negli anni ’80, come tutti i miei eroi. Vivo qui a Columbus, Ohio. Nel 2045 è ancora la città con il più alto tasso di sviluppo sulla Terra, ma di sicuro non sembra quando vivi nelle cataste. Chiamano la nostra generazione i “milioni scomparsi”: scomparsi non perché siamo andati da qualche parte. Non c’è nessun posto dove andare. Nessuno, a parte l’Oasis. E’ l’unico posto in cui mi sento giusto, un mondo in cui il limite della realtà è la tua immaginazione.”
Un altro personaggio del film (Samantha Cook) ad un certo punto dice: “Non è solo un gioco. Si tratta di vita e morte nella realtà.”
Forse è questo che mi fa dubitare sull’evoluzione della tecnologia di questi ultimi tempi. È una linea sottile che divide il mondo reale da quello che oramai è diventato il mondo virtuale, quindi per molti la vita di tutti i giorni.
I social insegnano già di per se a capire che le persone tendono costantemente a distaccarsi dalla realtà. Dietro ad uno schermo e davanti ad una tastiera ognuno è leone o pecora.
Ovviamente non esistono solo elementi negativi legati al web, ci mancherebbe, altrimenti non ne farei parte o non sarebbe il mio lavoro, ma cerco di analizzare semplicemente quelli che sono le varie sfaccettature e quelli che sono i possibili scenari futuri.
Uno di questi è proprio il “metaverso“.
Hai fatto caso che Facebook ha cambiato nome? Ora si chiama Meta.
E non è affatto un caso. Il caro vecchio Mark sono anni che prepara il terreno verso questa nuova evoluzione tecnologica.
Anni fa acquista Oculus, la società che produce visori che ti portano e di catapultano in una realtà virtuale totalmente immersiva e per certi versi follemente estraneante da tutto ciò che ti circonda.
Quando sei dentro un mondo virtuale lo sei al 100%. Suoni, immagini, sensi, vibrazioni… tutto.
È come essere in un altro posto, come distaccarsi dal proprio corpo per entrare in un altro che non esiste.
Sempre Facebook, ricordiamoci che non è riuscita a prendere ed approfittare del treno che ha portato Apple ad successo nel settore dei telefonini così come li conosciamo ora.
Quindi già anni fa ha fondamentalmente studiato il modo per arrivare un giorno a poter contrastare e addirittura spodestare Apple da quel trono che per anni ha mantenuto saldo.
Diciamoci la verità, da quando è morto Steve Jobs la Apple non ha più portato più di tanta innovazione nel settore, si è limitata a buttare fuori nuovi smartphone e nuovi Mac e nulla più.
Così Mark ha iniziato piano piano a gettare le basi verso un sorpasso studiato, voluto e molto vicino.
Al di la di tutte queste considerazioni, che in ogni caso non mi fanno dormire sonni tranquilli, tutto il concetto legato al metaverso da una parte mi fa pensare che stiamo per abbattere limiti ancor più enormi, dall’altra mi fa pensare che il concetto di “no limits” a volte potrebbe essere controproducente. Il fatto che l’essere umano non si ponga più limiti a me sinceramente un pochino inquieta… e a te? Sono solo io che mi pongo domande e non mi limito solamente a dire “Oh che bello il metaverso… quante cose potremmo fare! Sarà una figata!“…..
Se penso ai miei figli, a come a volte si estraneano dalla realtà anche solo grazie ad un video gioco su un tablet o a come sono rapiti da un cellulare quando vedono un video o delle foto scorrere….
Ecco se penso a loro devo dire che un pò mi fa paura tutto questo. La perdita di valori, di rapporti umani, di desiderio di movimento. Contrapposti ad una sorta di abitudine virtuale, di apatia reiterata, di abbandono ad una sorta di lavaggio del cervello progressivo.
Anche perchè diciamo le cose come stanno dai. Chi fa soldi, i colossi della tecnologia mondiale come Facebook o Apple, poco sono interessati al degrado mentale delle persone, alla loro involuzione cognitiva, sono più che altro interessati al profitto costante, ad una tecnologia che cresce in funzione di una decrescita di pensiero collettiva.
Se penso a tutte queste cose e ai miei figli e al loro futuro… ho i brividi, sono sincero.
Sento ragazzi giovani che dicono: “Quando il metaverso sarà alla portata di tutti potremmo viaggiare in pochi secondi ovunque, potremmo essere quello che non siamo mai stati, potremmo mettere un Oculus e fare un incontro con altra gente dall’altra parte del mondo e sembrerà di essere con loro, di stringergli le mani per davvero…”
Ottimo, tutto molto interessante senza dubbio. Abbattere barriere, distanze, limiti sociali…
Ma provate a pensare alle conseguenze nel tempo. A come tutto ciò potrebbe evolversi e sfuggire di mano.
L’abitudine spesso diventa pericolosa. La facilità di fare qualcosa, la semplicità di compiere determinate azioni è frutto e conseguenza naturale del preferire tutto ciò a tutto il resto.
Di cosa parlo?
I contatti umani. Quelli veri. Ecco di cosa parlo.
Il tempo cambia tante cose. È innegabile. È storia che si ripete.
Metaverso è il web 3.0? Forse si. Ma a che spese? Che spesa pagheremo per questa evoluzione così radicale?
Ecco che ho mi capita allora di avere un pò di nostalgia per quel modem 56k che negli anni 90 mi rodeva il fegato quando attendevo che una pagina internet si caricasse.
Ma l’attesa forse era la cosa più bella, la scoperta, …
Ora è tutto veloce, immediato. E anche questo mi fa dubitare e non mi permette di accettare che l’evoluzione possa sovrastare certi paletti.
Con queste riflessioni spero di non essere accusato di pessimismo, di non essere considerato un tradizionalista retrogrado, perchè sono proprio tutto il contrario.
Ma queste riflessioni mi vengono naturali oggi più che mani. Perchè non riguardano solo me ma riguardano anche le generazioni future, che stanno dimenticando troppo facilmente, che lottano sempre meno per la libertà e che si adattano sempre di più ad ogni meccanismo nel quale vengono risucchiati giorno dopo giorno.
Scommettiamo che il mondo, che la realtà così come la conosciamo oggi, non sarà più come prima tra una decina di anni?
Appuntamento su questo articolo nel 2031!
A presto.
Wade Watts : “Un intero universo virtuale… La gente viene su Oasis per tutto quello che si può fare… Ma ci rimane per tutto quello che si può essere.” (tratto da “Ready player One”)